Romanzo denso e dai diversi piani di lettura, Il pittore di ex voto di Paolo Codazzi, non solo rientra appieno nella tradizione del Bildungsroman (romanzo di formazione), ma pure tradisce, anche per i richiami all’opera di Musil e di Bernhard, la passione dell’autore per la migliore letteratura Mitteleuropea. Con un’audacia editoriale degna di altri tempi, Pironti Editore ci consegna, così, un’opera incalzante nello stile fluviale della sua prosa, elasticamente regolata da una punteggiatura essenziale e da un punto di vista narrativo sempre mutevole, ricco di pensose digressioni su un compromesso possibile tra caos e ordine, tra caso e necessità. Un testo che prende le mosse da una vecchia pubblicazione dell’autore, e che, pur nella sua voce assolutamente unica, può permettersi di suggerirci, volta a volta, le forme sperimentali di Gabriel Garcia Marquez, la scrittura dei nostri Giovanni Ferrara, Paolo Meldini e Vitaliano Trevisan, l’eleganza desueta del lessico di Michele Mari o, ancora, la lezione di scrittori come Italo Calvino, Primo Levi e Giorgio Celli, capaci di lanciare un difficile ponte tra letteratura e scienza.
Con la lettura di Il pittore di ex voto, Paolo Codazzi – animatore culturale fiorentino e direttore del Premio Letterario Chianti – chiama tutti a una personale sfida attraverso una scrittura personalissima e ipotattica, visionaria come le forme continuamente cangianti delle nuvole.